Ogni giorno una lezione Haridāsa Śāstrī Ji Mahārāja                                        Lezione  << >>  di 8

I SEI SISTEMI FILOSOFICI INDIANI
Se si definisce la filosofia come desiderio di conoscenza allora, dice Sri Haridasa Sastri, si afferma che il soggetto della filosofia è il modo per liberarsi dalle miserie di questa vita. Infatti la filosofia vuole dare una soluzione realizzando moksa, la liberazione, andando al di là dei desideri materiali. Maharaja spiega che sono differenti le filosofie che definiscono moksa, così fin dall’antichità si stabilirono i sei sistemi filosofici per conseguire moksa. Il maestro però ci avverte che queste filosofie, non parlando di Bhagavan, non possono portare a nessuna liberazione. Solo con la filosofia di Sri Caitanya Mahaprabhu, che vede nella bhakti la reale soluzione alle miserie umane, è possibile realizzare la felicità qui ed adesso.
D. Qual è l’origine dei sad-darsana, i sei sistemi filosofici, e come furono presentati?
R. Lo scopo fondamentale di tutte queste filosofie è quello di diventare liberi dalla miseria. Nel mondo materiale le persone devono affrontare le miserie, ma nessuno le vuole, e tutti fanno degli sforzi per liberarsene.
Prima di tutto si prova a rimuovere le miserie con i mezzi disponibili: se si è ammalati si prendono le medicine, se qualcuno disturba si cercherà di contrastarlo, se si è affamati si mangerà del cibo o si cercherà di soddisfare qualsiasi altro desiderio. Ma queste soluzioni non sono permanenti, danno solo un temporaneo sollievo, poi le miserie si ripresenteranno. A questo punto si pensa alla filosofia per ottenere un conforto permanente dalle miserie, così da non diventare miserabili.
Se si domanda ad una persona comune cos'è la miseria o la felicità, non le sa definire. Mentre la filosofia definisce cos'è la miseria. Miseria significa ciò che non si desidera. Si vorrebbe ottenere qualche cosa ma ci sono degli ostacoli, questa è la miseria. Il soggetto della filosofia è come liberarsi da tutto questo.
Ci sono tre tipi di miserie: adhyatmika (corporea o mentale), adhibhautika (causata dalle altre persone), e adhydaivika (causata dai fenomeni della natura). Con i mezzi disponibili non è possibile liberarsene completamente. La filosofia essenzialmente tenta di volgersi al di fuori del corpo. Le persone cercano il guadagno materiale, qualche piacere materiale (kama) e lo sviluppo economico (artha), pensando di ottenere la felicita, ma in realtà soffrono.
La filosofia dà la soluzione, indicando di andare al di là di kama e artha. Questa viene definita moksa, liberazione. Differenti filosofie la definiscono in modi diversi.
 
1) La prima e la più antica filosofia è sankhya, che ha inizio con questo sloka:
 
duhkha-trayabhighataj jijnasa tad apaghatake hetau
drste sapartha cet naikantatyantato bhavat
 
“La ricerca inquisitiva nella filosofia ha origine dal desiderio di sapere come liberarsi dalle triplici miserie.”
 
Questo è l'inizio della filosofia sankhya, ove si afferma che se si capisce la differenza tra gli elementi materiali (prakrti), le entità viventi, l’anima e la coscienza (purusa), con questa conoscenza ci si libererà dalle miserie. Cosa succederà dopo questo? Essa non lo dice. Si dichiara che se si realizza questo, si potranno conoscere gli elementi materiali, sapendo di non essere parte di essi, ma separati, in questo modo ci si libererà dalla schiavitù delle miserie.
2) La seconda filosofia è lo yoga che è gemella del sankhya ed enfatizza il sadhana. L’epistemologia e l’ontologia del sankhya e dello yoga sono le stesse, ma i processi per realizzarle sono diversi. Nello yoga si parla di yama, niyama, pranayama, asana, così da realizzare sé stessi, che si è spirito e non materia.
3 e 4) Nyaya e vaisesika sono anch’esse filosofie gemelle. Esse classificano gli oggetti per differenti argomenti e affermano che noi siamo separati da essi. I sostenitori di queste filosofie definiscono diversi tipi di miserie, conoscendole si diventa liberi da esse. Ma la loro moksa, liberazione, è paragonabile ad una pietra dura, in quanto affermano che l'anima non è cosciente. La coscienza si trova solo in relazione con la mente e se le si separa non ci sarà più miseria, perché la mente è la causa delle miserie. Questa è la loro filosofia.
5) Poi c'è purva-mimamsa. La loro posizione è che, praticando attività religiose come i sacrifici, si andrà in paradiso, dove si otterrà ciò che si vuole. Per questa ragione lo sforzo da fare è qui e il risultato si otterrà in paradiso. Ma altre filosofie si oppongono, affermando che il paradiso non è una posizione permanente. Una volta che le tue attività benefiche finiscono, dovrai ancora scendere su questa terra e soffrire. Questa non è una soluzione permanente.
6) La sesta filosofia è quella del vedanta o del vedanta-sutra che parlano di moksa. Ci sono varie scuole del Vedanta che possono essere classificate in due gruppi: i personalisti e gli impersonalisti.
 
Ma tutte queste filosofie dicono che si otterrà sollievo dalle miserie solo dopo la morte. Fino a che si vive si deve soffrire e compiere un duro lavoro, quando si morirà allora si è liberi.
La causa del loro apparire è la stessa, come liberarsi dai tre tipi di miserie. Così differenti filosofie hanno sviluppato diverse teorie e tecniche su come ottenere il risultato.
 
Dopo tutte queste filosofie, c’è quella di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli espone cos'è la felicità, la miseria, qual è la radice delle miserie e come liberarsi da esse, realizzando, solo grazie alla bhakti, la felicità qui e adesso.
D. Qual è la causa della miseria?
R. È quello che ho detto. Diverse filosofie lo hanno stabilito in vari modi. La causa reale è la non conoscenza della differenza tra materia e spirito. Le varie filosofie affermano che separando lo spirito dalla materia, ci si libera da essa.
D. Qual è la differenza tra vaisesika e nyaya?
R. Per capire devi studiare queste due filosofie, non posso spiegartelo in poche parole. Chi segue vaisesika classifica gli argomenti in 7 categorie, mentre gli aderenti al nyaya in 16 categorie.
D. In che senso i sad-darsana sono immaginari, come è stato spiegato ieri, perché alcuni di loro sembrano essere utili?
R. Darsana significa vedere, questa è la parola usata per la filosofia, infatti i sad-darsana indicano le sei filosofie, anche se letteralmente significa vedere o avere una visione. In questi sad-darsana il processo e l'oggetto che deve essere realizzato sono entrambi immaginari, poiché il processo non funziona e quindi il fine non viene raggiunto.
Nella filosofia ci sono due divisioni: i sad-darsana e la bhakti. I primi sono per chi vuole ottenere qualche cosa con il proprio sforzo, pensando: "se lavoriamo per noi stessi e facciamo uno sforzo, allora otterremo qualche cosa". Ma questo come è possibile? La persona è in ignoranza e in una condizione materiale, tutto ciò che farà è materiale, un prodotto dell'ignoranza, di maya ed anche la conoscenza è un prodotto di maya. Usandola non può liberarsi da maya. Tuttavia è quello che queste filosofie affermano. Chi segue questi sistemi, manca di rispetto al Signore.
 
ye 'nye 'ravindaksa vimukta-maninas
  tvayy asta-bhavad avisuddha-buddhayah
aruhya kricchena param padam tatah
  patanty adho 'nadrta-yusmad-anghrayah
 
"O Signore dagli occhi di loto, sebbene i non devoti che si dedicano a rigide austerità e penitenze per raggiungere la posizione più elevata possono credersi liberati, la loro intelligenza è impura.
Coloro che non rispettano i Tuoi piedi di loto, cadono persino dopo aver ottenuto elevate posizioni con grandi difficoltà". (S.B. 10.2.32)
 
Per questa ragione, se si ottiene una posizione elevata o si pensa di essere liberati, poiché non si rispetta il Signore, si cadrà. Cadere significa avere desideri materiali. Se i motivi sono quelli di ottenere qualche cosa nel mondo materiale, si cadrà nella stessa vecchia posizione.  
Il sankhya, lo yoga e le altre filosofie seguono differenti processi, ma qual è il fine ultimo? Il fine per i sunyavada, come nella filosofia buddista o del Brahman è la realizzazione impersonale, che tuttavia non è compresa nel modo corretto. La spiegazione ultima è data nel Bhāgavatam, ove si afferma che l'Assoluto è Uno conosciuto con tre nomi: Brahman, Paramatma e Bhagavān. La realizzazione avviene solo conoscendo Bhagavān non altrimenti.
Ma queste filosofie non parlano di Bhagavān, se ne parlano è tutto frutto dell’immaginazione, come nella filosofia degli advaitavada dove si parla del Signore ma in modo materiale, non come è descritto negli sastra.
Quindi i sad-darsana sono filosofie per chi non è interessato all’arresa.
Questo è uno dei loro obiettivi, far sì che le persone rimangono impegnate a fare ginnastica mentale pensando di ottenere qualche risultato. Ma niente si rivela.
Come il cane che rosicchia un osso dal quale non esce niente. Ma l’osso picchiando contro le sue gengive le fa sanguinare e il cane pensa di aver assaporato qualche cosa. Questi sad-darsana sono così.
La filosofia ultima è quella esposta dal Signore Caitanya Mahaprabhu, nella quale Egli ha chiaramente spiegato l'Assoluto, le Sue energie, la posizione degli esseri viventi e come realizzarle.
Uno degli aspetti dei sad-darsana è che ci possono aiutare a capire che lo spirito è separato dalla materia. Se lo comprendiamo, allora conosciamo la realtà. Altrimenti anche leggendo non possiamo comprendere adeguatamente cosa sia la realtà. Solo in questo senso sono utili per i vaisnava. Anche per i materialisti, che non percorrono la via devozionale e non seguono nessuna filosofia, creando solo confusione agli altri, i sad-darsana sono utili in quanto chi li segue s’impone di aderire ad una disciplina, praticando dei sadhana. Sebbene non ottengono nulla, almeno non creano confusione agli altri, questa è l’utilità per loro.
D. Quindi i sad-darsana possono aiutarci a sviluppare viveka, la capacità di discriminare, ma il processo non porta a nessuna tangibile conclusione.
R. Sì.
D. Prima è meglio ascoltare la filosofia vaisnava e poi le filosofie sad-darsana?
R. Nella letteratura devozionale queste filosofie sono considerate purva-paksa o filosofie contrarie. Le loro caratteristiche salienti sono nascoste, se tu vuoi conoscerle nei dettagli non devi studiarle in modo indipendente. Se le studi in questo modo non capirai mai la loro essenza.
Per esempio nyaya è un grande soggetto in campo filosofico. E poi c'è navya nyaya, lo studio della logica più recente, dove gli studiosi in sostanza si impegnano a lavorare su un solo sutra tra tutti. Questo è così voluminoso che diventa un nuovo campo di studio. Inoltre, solo una parte si rapporta con anumana, la conclusione, ed è stata ampiamente sviluppata. Così l’argomento è diventato vasto come un oceano.
È proprio come studiare la scienza moderna. Nel passato c'era solo una scienza, che nel tempo si è divisa in fisica e chimica. Adesso ci sono tanti rami e specializzazioni, e quando si prova a studiarli da soli ci si perde, non comprendendo ciò che si sta studiando, perché non c'è fine a tutti questi argomenti.
In ultima analisi nessuno sa perché si studiano i sad-darsana. Questo studio come si applicherà praticamente alla devozione o a qualche altra pratica spirituale? Non c'è nessuna pratica spirituale in relazione al sankya, yoga o altro.
I sad-darsana sono privi di senso, a meno che non si studi la letteratura della bhakti.
Solo quando si arriva alla bhakti, si potrà capire qual è il reale processo, lo scopo di tutte queste filosofie e dove si collocano.
D. Sul sentiero della bhakti è importante conoscere tutte queste filosofie?
R. È molto importante conoscerle, perché queste sono purva-paksa, filosofie contrarie alla bhakti.
Per conoscere la tua filosofia devi conoscere anche le filosofie contrarie, in modo che tu le possa lasciare.
Per capire la bhakti si deve comprendere prasthana-traya, le tre divisioni sruti, smrti e nyaya, questo significa studiare le Upanisad, la Bhagavad-gita e il Vedanta-sutra. Per comprendere il Vedanta-sutra si deve conoscere il purva-mimamsa, questo è uttara-mimamsa.   
D. Qual è la qualificazione per studiare queste filosofie?
R. Jijnasa.
D. Essere inquisitivi?
R. Duhkhatrayabhighatad jijnasa, significa che solo quando si ha il desiderio di liberarsi dalle tre miserie, allora arriverà jijnasa, l’essere inquisitivi. Se non c'è jijnasa, si studierà l’ayurveda e si faranno solo soldi, tutte cose temporanee.
D. La bhakti sembra essere molto semplice, basta che facciamo il nostro servizio. È necessario studiare tutti i sandarbha, i sad-darsana, nyaya e altro?
R. Questo mondo materiale si basa sul principio del karma. Tutti ottengono il risultato del karma e nessuno se ne può liberare. Qualsiasi cosa si compie, si ottiene il corrispettivo risultato. Sebbene la realtà è semplice, le persone non vogliono accettarla. Esse agiscono in accordo alla propria mente e intelligenza, che sono nei tre modi della natura materiale sattva, raja e tama. In base a questo hanno i loro piaceri e dispiaceri.
Il Signore in realtà vuole propagare solo nivrtti-marga, non pravrtti. Ma le persone non sono interessate. Bhagavān propaga altri sentieri per dare loro un supporto, in modo che possano fare la loro ginnastica mentale ed essere così impegnati. Proprio come l’esempio del cane che masticando l’osso, non ottiene niente. Allo stesso modo gli altri sentieri non hanno nulla, perché sono basati sull'essere indipendenti, secondo i tre modi della natura materiale. Ma poiché gli individui non hanno interesse nell'arrendersi e seguire la via che Dio ha propagato, fanno qualche attività sentendosi soddisfatti, rimanendo nel sentiero che hanno scelto. La questione è semplice, ma le persone non vogliono accettarla. Cosa può fare Dio? Non è un Suo difetto aver propagato tutto questo!
Anche tra chi raggiunge il sentiero della bhakti, c’è chi non accetta Dio, sebbene dicano che stanno compiendo bhakti. Dove e come accettano le Sue parole? Essi le distorcono in accordo ai loro pensieri e non accettano ciò che in realtà Egli dice. Visto che questo succede anche alle persone che si dichiarano devoti e seguono il sentiero della devozione, che dire di chi non segue la bhakti!
Questa è la condizione delle persone nel mondo materiale. Il Signore da supporto a tutti, così che si possa agire, ottenendo il risultato del karma.
Molto spesso le persone prendono diksa, ma non hanno fede nel Signore, non accettano le Sue parole e le istruzioni del guru.
Ancora una volta possiamo dire: cosa può fare Dio? In definitiva Egli ha dato differenti sistemi filosofici da seguire, conoscerli significa sapere ciò che è giusto.
D. Qual è lo scopo di comprendere questi sistemi filosofici per chi accetta il sentiero della bhakti?
R. Il fine è di fortificare la propria fede attraverso la comprensione di queste filosofie, constatando la loro futilità, inoltre se si affrontano questi argomenti non li ignoreremo. Questo rende forte la nostra fede. È giusto conoscere tutto questo per avere una ferma fede nell’adorare Dio.
Studiando la Bhagavad-gita troviamo tante affermazioni di Krsna, tra le quali: “Io sono conosciuto da tutti i Veda” (BG 15.15), per comprenderle si deve conoscerle. Differenti persone possono spiegarle in diversi modi, creando dei dubbi nella nostra mente. Ma se si studia in modo adeguato, non ci sarà alcun dubbio.
L'altra cosa è che se, fin dall’inizio, si ha una fede ferma, nistha, non è necessario studiare tutte queste cose. Ma un guru deve conoscere ogni cosa, altrimenti come potrà rimuovere i dubbi negli studenti? Deve conoscere ogni cosa che sia o no direttamente relazionata alla bhakti. Stiamo parlando di sastriya-sraddhā. Sastriya-sraddhā si basa sugli sastra, quindi i significati degli sastra devono essere compresi. Tutti quegli argomenti come l’anima, il Signore, la devozione, la rinascita, di cui nessuno ha esperienza, in pratica li conosciamo dai libri.  Ma i libri li raccontano in molti modi e le persone danno diverse spiegazioni. Quindi per accertare la verità si deve studiare. Comunque non è necessario che tutti studino, ma chi ha le capacità o l'abilità di apprendere dovrebbe farlo.
D.  Maharaja può spiegare il verso della Bhagavad-gita 4.11:
 
ye yatha mam prapadyante tams tathaiva bhajamy aham
mama vartmanuvartante manusyah partha sarvasah
 
"O figlio di Partha, Io contraccambio tutti coloro che cercano rifugio in Me e corrispondo direttamente con la natura essenziale della loro arresa. Tutti gli esseri umani, in ogni modo, seguono il Mio sentiero nonostante le loro inclinazioni.”
R. Il significato è inequivocabile. Quando ci si avvicina Krsna o si pensa a Lui, anch’Egli si comporta di conseguenza. È come una relazione d’affari, se Gli dai 5 rupie, te ne restituirà 5. Egli è un buon uomo d’affari, ecco ciò che significa.
D. In modo particolare non capisco la seconda parte del verso, che dice: "tutti gli esseri umani, in ogni modo, seguono il Mio sentiero".
R. La relazione è dare ed avere. Proprio come nel mondo materiale, se si è un buon imprenditore, si vuole avere ogni sorta di clienti, dei quali si conoscono i desideri e di conseguenza si producono gli articoli desiderati. Allo stesso modo Krsna propaga vari sistemi filosofici, perché le persone non vogliono accettare la devozione. Egli li ha divulgati, perché desidera che tutti siano sul Suo sentiero, qualsiasi cosa l’essere umano faccia.
Nella società se qualcuno ci aiuta, anche noi lo aiuteremo. In questo periodo c'è un terremoto nel Gujarat e tante persone nel mondo stanno aiutando l'India. Se ci sarà un terremoto in qualsiasi altro luogo, ci si aspetterà che l'India dia il suo aiuto, questa è una buona relazione sociale. Krsna si comporta allo stesso modo, così tutti seguono la Sua via.
Per praticare il servizio devozionale si deve andare al di là di dharma, artha, kama e moksa. Nella bhakti non c'è l’inclinazione all'imbroglio, la persona è libera dall'invidia ed è anche compassionevole, ma è molto rara. Quando le persone non sono così Krsna crea differenti sentieri, in accordo al loro gusto. Sia il pravrtti-marga, che il nivrtti-marga sono stati creati da Lui. Ecco cosa significa: “…che tutti gli esseri umani, in ogni modo, seguono il Mio sentiero”. Naturalmente non vuol dire che tutti seguono ciò che Egli vuole realmente, cioè la bhakti. La bhakti è un sentiero della dimensione interiore, mentre gli altri sono sentieri esteriori.  
D. Nello Yoga di Patanjali c'è citta-vrtti nirodha, la cessazione di tutti i pensieri. Gli Yogi non possono ottenere nemmeno questo?
R. Non è possibile, è ciò che ho detto prima. Infatti nel Bhāgavatam ci sono gli esempi di Saubhari Muni e di Visvamitra Muni.
D. Il punto è che i sad-dharsana sono, in realtà, purva-paksa (filosofie contrarie).
R. Sì, sono purva-paksa. Sono considerate filosofie impersonaliste, come detto negli sastra, Padma-Purana-Uttara-Khanda 25.7 e nella Caitanya Caritamrta-Madhya Lila 6.182:
 
mayavadam asac-chastram pracchannam bauddham ucyate
  mayaiva vihitam devi kalau brahmana-murtina
 
“Siva informando la dea Durga, colei che sovraintende al mondo materiale, disse: “Nell'era di Kali prenderò la forma di un brahmana per spiegare i Veda con false scritture di carattere ateo, simili alla filosofia buddhista”.
 
La filosofia mayavada è asat-sastra, ed è solo immaginaria:
 
svagamaih kalpitais tvam ca janam mad-vimukhan kuru
 mam ca gopaya yena syat srstir esottarottara
 
“Rivolgendosi al Signore Siva, Sri Visnu disse: “Per favore rendi la popolazione, in generale, contraria a Me, immaginando una tua personale interpretazione dei Veda. CopriMi in modo tale che le persone avranno più interesse nell’avanzamento materiale, al fine che si riproduca una popolazione priva di conoscenza spirituale. Diffondi questa filosofia mayavada così da allontanare le persone da Me.” (Padma Purana-Uttara Khanda 62.31, Caitanya Caritamrta Madhya Lila 6.181)
 
Nelle scritture si dice in modo diretto che la filosofia mayavada è immaginaria. Che dire delle altre filosofie che non parlano nemmeno del Brahman. Esse discutono solo di come liberarsi dalle miserie materiali: separando la prakrti dal purusa come nel sankhya, facendo meditazione come nello yoga, oppure comprendendo i principi come vengono analizzati in nyaya e vaisesika.  
D. Un erudito occidentale ha presentato l'idea che la religione ha due funzioni: traslativa e trasformativa. La funzione traslativa potrebbe essere simile al ruolo del varnasrama; è un modo di tradurre il mondo intorno a sé e relazionare con esso. Questo da significato e stabilità alla società, seguendo i principi morali, ma in realtà non trasforma la coscienza. L'aspetto trasformativo della religione è quello che permette di trascendere il proprio ego. Queste due funzioni sono importanti, perché non tutti sono capaci di trasformare la propria coscienza. È la stessa cosa come la relazione tra varnasrama, sad-darsana e bhakti?
R. Le divisioni traslativa e trasformativa sono paragonate a vyavahrika, materiale e paramartika, spirituale, sono le suddivisioni che fese Sankaracarya e che hanno influenzato molti pensatori moderni.
Nella vera religione non ci sono tali divisioni.  L’uttama-bhakti è la cosa reale che ti trasformerà e non esiste vyavahara. Non ci sono divisioni. Ciò che è traslativo è anche trasformativo e viceversa. Le distinzioni esistono solo negli altri sentieri, come jnana-marga.
Persino il varnasrama in definitiva è incline verso la bhakti, per questo non può essere considerato solo materiale. Nella bhakti non ci sono divisioni.
Il purusartha, il fine ultimo, è ananda, ottenibile solo attraverso la bhakti, dove si pratica anukulya verso Krsna, ovvero anukulya verso il guru e si agisce ad un livello pratico. Fare anukulya è paramarthika, il fine ultimo. Nella bhakti qualsiasi cosa si faccia riguarda lo scopo ultimo, quindi si agisce ad un livello elevato, e questo è parte di noi. La distinzione tra materiale e spirituale esiste quando il fine è la mukti, che è solo per sé stessi.
Ma nella bhakti il fine è soddisfare gli altri, praticando anukulya e constatando la soddisfazione dell’oggetto d’amore, ci si sente appagati.
D. In realtà questo studioso puntualizza che ci sono processi veramente trascendentali ed olistici, che pervadono ogni aspetto dell’essere. Mentre altri ricadono nella religiosità o moralità mondana, e questo serve a certe funzioni a patto che vi siano dei valori sociali.
R. Quando si considera la bhakti come il dharma massimo, allora non ci sono queste differenze. Se non si prende in considerazione la bhakti, ma qualcos'altro, si cerca di dividere.
D. Il varnasrama dovrebbe essere considerato vyavaharika, materiale?
R. Se tu consideri il varnasrama principalmente dal punto di vista sakama, allora compi dei sacrifici per ottenere dei risultati nella prossima vita, andando in paradiso o altrove. In prevalenza il varnasrama riguarda questo e considerandolo da questo punto di vista è tutto vyavaharika, materiale.
D. Nel commento di Baladeva Vidyabhusana Svami al primo verso della Bhagavad-gita, si dice, riguardo alla capacità di agire della jiva, che la connessione tra l'anima e il maha-tattva si dissolve nel sonno profondo. Cosa significa?
R. In genere ci sono due gruppi di persone:
Il primo sono coloro che non accettano le entità viventi come tali. Dicono che esiste una sola realtà che in definitiva non può essere descritta con le parole, non ha forma, non ha corpo, non ha qualità. Quando questa realtà è coperta da maya, prende la designazione di jiva e questa jiva non ha qualità proprie di azione e di godimento. Le qualità di azione e di godimento esistono solo quando la jiva viene in contatto con la materia nella forma del corpo. Essi tentano di provare che solo se una persona è sveglia ha le sensazioni di: "io esisto", "io faccio", ma quando dorme non ha questo tipo di esperienza. Loro non accettano la dichiarazione vedica:"io ho dormito felicemente e non so niente".
Il secondo sono coloro che accettano l'entità vivente, la jiva, come un dato di fatto, eternamente esistente. Dicono che ahamkara, che viene dalla pakrti, è differente dall’aham dell’atma. C’è anche un aham reale (ego) dell’entità vivente, la jiva, che si sperimenta nel sonno profondo. Quando una persona sta dormendo dimentica ogni esperienza dello stato di veglia, non c'è nessuna connessione tra la jiva, la prakrti e il maha-tattva.
D. Che cosa vuol dire esattamente che non c'è connessione?
R. Nel sonno profondo l'anima è dissociata dal maha-tattva, questo perché la jiva in quella condizione non ha esperienze con i sensi e la mente. Le esperienze si hanno solo attraverso i sensi.
Ma nel sonno profondo l'anima è disconnessa dal maha-tattva, ecco perché non può sperimentare niente. Quando ci si sveglia si prova la sensazione: "io ho dormito felicemente". L’io che ha dormito felicemente non può essere materiale, perché nel sonno, cioè in quel momento, l’io materiale non esiste. L'esperienza che la persona riconosce, non può essere di qualcun altro, perché se ricorda qualche cosa vuol dire che l’ha sperimentata. Se io sperimento qualche cosa, tu non la puoi ricordare. Chi afferma: "io ho dormito felicemente", è lui che ha avuto questa esperienza.
Se noi non accettiamo che c'è aham, l’ego dell'anima, è impossibile fare questa dichiarazione. Perché durante il sonno profondo non c'è nessun sentimento di aham dalla prakrti, e se l'essere vivente non avesse il proprio aham, allora non esisterebbe nessuna esperienza. Perché l'esperienza è connessa all'ego dell’anima, diversamente, se l’io non esistesse, non ci sarebbe nessuna esperienza.
I mayavadi cercano di negare l’esperienza nel sonno profondo, in quanto se l’accettassero, dovrebbero accettare l’esistenza dell’ego dell’anima, che è quello reale. Questo significa l’esistenza della dualità e così tutta la loro filosofia crollerebbe.
L’esperienza: "io ho dormito felicemente" presuppone l’esistenza dell’ego dell’anima che l’ha sperimentata. Viene espressa dopo il risveglio, quando l’ego materiale sarà di nuovo connesso con i sensi e la mente.
Questo è descritto nell’undicesimo canto del Bhāgavatam nelle parole dei Nava-Yogendra
 
andesu pesisu tarusv aviniscitesu
  prano hi jivam upadhavati tatra tatra
sanne yad indriya-gane 'hami ca prasupte
  kuta-stha asayam rte tad-anusmrtir nah
 
"L'anima nasce in differenti specie di vita in questo mondo materiale. Alcune specie appaiono dalle uova, altre dagli embrioni, altre dai semi di piante e alberi, altre dalla traspirazione. Ma in tutte le specie di vita il prana, o aria vitale, rimane immutabile e segue l'anima da un corpo all'altro. Allo stesso modo l'anima è eternamente la stessa nonostante la sua condizione materiale di vita. Noi abbiamo un'esperienza pratica di questo. Quando stiamo dormendo nel sonno profondo senza sognare, i sensi materiali diventano inattivi e anche la mente e l’ego materiale sono immersi in una condizione dormiente. Sebbene i sensi, la mente e l'ego materiale siano inattivi, quando uno si sveglia ricorda che ha dormito felicemente. (SB 11. 3. 39)
 
Quando l'essere vivente sta dormendo il suo ego materiale è inattivo, tuttavia ha un’esperienza, dalla quale si presume l’esistenza dell’ego reale dell’anima.
Nella dottrina vaisnava la parola aham è in relazione all’oggetto, l'entità vivente. Ci si riferisce ad essa con la parola “io”, aham-vacya. C'è una relazione tra vacaka, il suono, e vacya, l'oggetto espresso dal suono. Il vacya è la jiva e vacaka è il suono che indica la parola aham. Per i vaisnava aham non è solo l'ego materiale come propongono i mayavadi.
La loro visione è che questo aham ha solo l’aspetto materiale e nel sonno profondo non esiste. Essi tentano di provarlo, inoltre arguiscono che se ci fossero sensazioni simili all’aham reale, dovrebbero esserci anche durante il sonno profondo. Loro sostengono che tali sensazioni si hanno solo in connessione con il veicolo del corpo, perciò l’ego è solo materiale. La visione dei mayavadi è contraddetta dalle dichiarazioni di Baladeva Vidyabusana Swami. Infatti, nel commento al primo verso della Bhagavad-gita, sostiene che essendoci l’ego esiste chi compie l’azione e gode di questa.
Gli impersonalisti accettano avidya e creano Dio attraverso vidya. Essi fanno due distinzioni di maya: vidya (conoscenza) e avidya (ignoranza). Vidya è la parte sattva di maya e avidya è la sua parte tama e raja. Il Brahman condizionato da vidya è Dio, mentre quando è condizionato da avidya è la jiva. Gli impersonalisti dicono che la conoscenza ha origine dalla caratteristica di sattva-guna di maya, chiamata vidya. Quando ti liberi, realizzi che sei il Brahman.
In definitiva questa è la filosofia dei buddhavadi che è sunya-vada, nega ogni cosa e afferma che in realtà non esiste niente. Ma i mayavadi cercano di provare ciò attraverso le dichiarazioni vediche, dando nomi che non esistono. Affermano che questo è "avan manasa gocarah", non può essere compreso dalla mente e dalle parole. Ma la cosa interessante è che per provare questo devono accettare maya che è anadi, senza inizio.
Ci sono sei cose che gli impersonalisti accettano e sono senza inizio: il Brahman, maya, jiva e le tre differenze tra loro. Le devono accettare, altrimenti non possono esporre la loro filosofia. In conclusione dicono che è tutto mithya, falso: gli sastra, la conoscenza, il guru e ogni cosa è mithya. Quindi esiste solo il Brahman: "brahma satyam jagan mithya jivo brahmaiva napara", la jiva è il Brahman, per loro questa è l’unica realtà. Ma è completamente un trucco e cercano d’interpretarlo.
D. Nello stato di sogno c'è una connessione tra l'anima e il corpo sottile, mentre quando si dorme senza sognare non c'è nessuna identificazione al livello del maha-tattva.
R. Sì, anche i mayavadi lo accettano.
D. Alcuni studi buddhisti comparano lo stato di sonno senza sogni con il nirvikalpa samadi, se non fosse che, come dicono loro, nel nirvikalpa samadhi si trova qualche tipo di consapevolezza, che non c'è nello stato di sonno senza sogno. Così si può imparare a proiettare la propria consapevolezza nello stato di sonno senza sogno, e loro la considerano come la liberazione.
R. Sì, i mayavadi dicono così. L'idea di ottenere nirvikalpa in questo modo non è possibile, perché prima di tutto devi realizzare la distinzione tra la prakrti e il purusa, tra la materia e l'essere cosciente, ma essi non l’accettano. Come cercherai di rimanere cosciente, chi e cosa stai cercando? A meno che si accerta che l'entità cosciente è distinta dalla materia, ma i buddhisti non l’accettano. Qual è il senso di cercare di essere conscio o mantenere la propria consapevolezza e andare nel nirvikalpa? I mayavadi, nonostante abbiano una filosofia superiore a quella buddista, non accettano ahamkara, karta, bhokta (ego, colui che compie l’azione e colui che gode di essa) nell’entità vivente. Qualsiasi cosa sia l'entità vivente, in definitiva, dicono che non esiste, però usano questo termine.
Che dire dei buddhisti che non accettano neanche questo. Non ha senso che essi diventeranno consapevoli e raggiungeranno il nirvikalpa. Se non si accetta l'entità vivente con il suo ahankara (ego), kartrita (colui che agisce) e bhoktrita (colui che gode dell’azione), non c'è alcuna possibilità di realizzazione o consapevolezza.
Jnana (conoscenza), kriti (attività) e iccha (volontà) sono tre cose che appartengono all'essere cosciente e non alla materia. Non si possono generare dal contatto con la materia, perché sono caratteristiche dell’essere cosciente, che allo stadio condizionato si esprimono attraverso il corpo. La materia non ha il potere della volontà, neppure di agire e acquisisce la conoscenza. In accordo alla filosofia impersonalista anche il Brahman non ha queste qualità. Quindi poiché la materia e il Brahman non hanno queste caratteristiche, allora come possono avere origine e come vengono in contatto tra di loro? Per avere un effetto ci deve essere una causa. Se la causa non ha il potere della volontà, allora l'effetto non può averla.
Perciò nella filosofia vaisnava l'entità vivente è cosciente e viene accettata come una parte di Dio.  
D. Questo vuol dire che iccha sakti, il potere della volontà, è anche nell’entità vivente?
R. Sì. Questo è il significato. Se non fosse nell'entità vivente, come potrebbe manifestarsi?
D. Tu hai detto che per seguire gli altri sentieri si deve nascere nel sistema del varnasrama, al fine di avere dei buoni samskara. È vero anche per la via dello yoga?
R. I sentieri dello yoga e del jnana sono preceduti dal karma-marga, non li si intraprende direttamente. Yoga-marga, la via dello yoga, e jnana-marga la via della conoscenza sono sostanzialmente per ottenere la liberazione, moksa. Una persona è qualificata per moksa quando è libera dai desideri materiali, vuole ottenere qualche cosa in questa vita e nella successiva. Se si hanno desideri, non ci sono i presupposti per moksa.
L’essere liberi dai desideri materiali avviene solo quando si supera il processo del karma-marga. Per prima cosa si fa sakama-karma, e quando si è frustrati da questa condizione, s’intraprende niskama-karma, che condurrà alla rinuncia e di conseguenza si potranno intraprende i processi dello yoga e del jnana.
Perciò nel kali-yuga non c'è possibilità di seguire i sentieri dello yoga e del jnana e chi dice di farlo imbroglia. È solo uno spettacolo per avere seguaci, soldi o altro, in realtà non hanno niente a che fare con i sentieri dello yoga e del jnana.
Ecco perché è possibile seguire solo la bhakti, non le altre vie.
Prahalada Maharaja nei suoi insegnamenti dice:
 
mauna-vrata-sruta-tapo-‘dhyayana-sva-dharma
vyakhya-raho-japa-samadhaya-apavargyah
prayah param purusa te tv ajitendriyanam
varta bhavanty uta na vatra tudambhikanam
 
“O Persona Suprema, i processi di osservare il silenzio, i voti, lo studio dei Veda, la penitenza, l’autoapprendimento, seguire i doveri prescritti, tenere discorsi, vivere in un posto solitario, cantare i mantra e la trance spirituale, sono mezzi di salvezza, ma per gli uomini che hanno i sensi incontrollati, queste pratiche diventano i loro mezzi di sostentamento. Per questi simulatori la salvezza è improbabile.” (SB 7.9.46)
 
Per le persone che non sono sincere, seguire le vie del jnana e dello yoga, così come il canto dei mantra, è diventato solo un business per via dell'ipocrisia e dell’attaccamento al corpo materiale, facendo così solo affari. Questo è quello che si vede ora.
Il Bhāgavatam dice che il kali-yuga è il magazzino di tutte le cattive qualità, però esiste una buona qualità, fare kirtana. Ma adesso le persone fanno kirtana dopo aver assunto droghe. Questi kirtana sono diventati un modo per fare business, chiedendo soldi ai partecipanti.
Solo se le persone sono sincere non si faranno affari da ogni cosa. Che dire di seguire jnana e yoga che non sono dei processi facili.   
D. Quando i bambini sono soli creano un amico immaginario, segreto. Gli atei spiegano la religione così, affermando che le persone essendo sole creano Dio nelle loro menti. Le persone che vengono in contatto con la bhakti hanno un sentimento di soddisfazione piuttosto che un'esperienza spirituale?
R. Le persone atee parlano sempre così. Come è scritto nel verso 16.8 della Bhagavad Gita:
 
asatyam apratistham te jagad ahur anisvarm
  aparaspara-sambhutam kim anyad kama-haitukam
 
“Essi dicono che questo mondo è irreale, senza alcun fondamento e senza alcun Dio. Essi dicono che è stato creato dalla reciproca unione sessuale, concepito solo dalla lussuria.”
 
Gli atei dicono che questo mondo è falso, non ha nessun supporto o Dio dietro di esso è solo un prodotto della vita sessuale, non c'è altra ragione al di là di questa realtà. Loro fanno diverse affermazioni su questo argomento. Questi sono i pensieri della gente atea che cerca di imbrogliare le altre persone.
A Vrndavana se chiedi dov'è il tempio di Sri Govinda, è facile che ti indichino una strada sbagliata. E quando tu perdi il tuo tempo vagando di qua e di là, si sentono felici, questo è il loro piacere. Questa mentalità è degli asura. Gli atei, le persone asuriche si sentono felici quando le altre persone sono frastornate, confuse, piene di dubbi e sofferenti.
Ma non tutti sono degli imbroglioni, ci sono anche le persone sante. Se una persona non ha motivazioni personali ed è soddisfatta, quando parla non dirà qualche cosa per imbrogliarti.
Rupa e Sanatana Gosvāmī erano molto istruiti, anche prima di incontrare Caitanya Mahaprabhu. Erano molto intelligenti e ben collocati materialmente, non erano poveri o frustrati dalla vita, ma lasciarono tutto, vennero qui, scrissero libri e propagarono la filosofia. Ovviamente non potevano essere degli imbroglioni, non erano confusi, disorientati o s’immaginavano qualche cosa, essi non erano pazzi e non avevano dei secondi fini. Possedevano ricchezze, erano qualificati e guadagnavano molti soldi e se avessero voluto avrebbero gestito i loro interessi. Invece intrapresero la via della devozione, scrivendo libri sulla bhakti per diffonderla. Questo non può essere determinato da qualche sentimento, immaginazione, motivo materiale o per imbrogliare. Hanno sperimentato la bhakti, e grazie alla loro compassione hanno insegnato la conoscenza devozionale agli altri, perché hanno capito e realizzato che è di beneficio per tutti.
Come una vera madre che non progetta di far soffrire il suo bambino, anzi desidera il suo benessere, anche Dio non è una persona crudele, così come le persone sante non lo sono. Non si compiacciono di confondere le persone creando delle difficoltà, come chi si sente felice indicando la strada sbagliata. Tu devi aver fede nelle persone sante, per il carattere e la loro natura altruistica. Dio e i Suoi devoti, le persone sante, non saranno mai sconcertati e confusi, hanno compassione perché la loro conoscenza non è sentimentale o immaginaria, è conoscenza rivelata. L’hanno realizzata e la danno a nostro beneficio.
Non possono essere paragonati a uomini comuni che creano problemi alla mente e altro.
Per ottenere la conoscenza rivelata si deve accettare un guru. Per questa ragione il guru qualificato è quello che ha studiato gli sastra, li ha realizzati mettendoli in pratica. Altrimenti chiunque può diventare istruito, non pratica e vuole solo fare soldi. Il guru non è così, perché ha la conoscenza degli sastra, li ha realizzati, li pratica ed è veritiero, una simile persona non può essere un imbroglione.
Per questa ragione tu devi aver fede nel guru e seguirlo.
Gli atei affermano che questo mondo e la vita non hanno uno scopo, sono inutili. Questo non è possibile perché la Persona che lo ha creato non è ignorante. Non si può immaginare che la creazione sia stata fatta da una Persona ignorante, perché per creare il mondo si deve avere conoscenza e chi ha tale conoscenza non crea qualche cosa senza significato.
Alcune volte gli atei dicono che il significato di questo mondo è solo miseria, l'intero mondo è stato creato per fare soffrire e la forma di vita umana è data solo per avere dei problemi.
Quale può essere il piacere di Dio nel dare problemi?
La ragione non è quello di creare tribolazioni, così come la madre non vuole creare problemi al figlio. Dio è anche karuna, misericordioso come i genitori, quindi non ha interesse nel creare difficoltà. Il mondo non è inutile e neppure il suo scopo è quello di dare tribolazioni, lo scopo è realizzare Dio e diventare felici.
Avendo questa conoscenza devi seguire il processo spirituale autentico, che non è il frutto dell'immaginazione di qualcuno.

 


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